Monte Sant’Angelo
Monte Sant’Angelo
Indirizzo: Via Reale Basilica, 127, 71037 Monte Sant'Angelo FG
ORARI APERTURA
LUNEDI' 07:30-12:30, 14:30-19:00
MARTEDI' 07:30-12:30, 14:30-19:00
MIERCOLEDI' 07:30-12:30, 14:30-19:00
GIOVEDI' 07:30-12:30, 14:30-19:00
VENERDI' 07:30-12:30, 14:30-19:00
SABATO07:00-13:00, 14:30-20:00
DOMENICA 07:00-13:00, 14:30-20:00
Il pellegrino o turista che si reca a Monte Sant’Angelo, cittadina a trenta chilometri da San Giovanni Rotondo, può visitare il Santuario dedicato a San Michele Arcangelo. È una testimonianza molto rilevante della storia religiosa dei Longobardi del Ducato di Benevento. Vi sono molte epigrafi che i pellegrini lasciavano come traccia del loro passaggio in alcuni ambienti del Santuario, risalenti al periodo VII-IX secolo. Con la dinastia Longobarda il luogo divenne meta del grande flusso di pellegrini, che giungeva attraverso la Via Sacra Langobardorum che conduceva in Terra Santa. Monte Sant’Angelo con Saint Michel e con San Michele nelle Alpi erano gli avamposti della cristianità antica.
Il Santuario è stato costruito, su precedenti opere, da Carlo I d’Angiò nel XIII secolo.
L'attuale ingresso, il portale di destra, opera trecentesca ad arcate e l'annesso campanile ottagonale richiamano i torrioni di Castel del Monte.
Attraverso la scalinata angioina, formata da 86 gradini e suddivisa in 5 rampe, si giunge alla basilica sotterranea, la grotta, dove apparve l’Arcangelo San Michele e dove si trovano la statua di San Michele e la Cattedra Episcopale del XII secolo.
Il campanile della Basilica era una torre di avvistamento e fu fatto costruire da Federico II. La torre fu trasformata in campanile nel 1274, su ordine di Carlo I d’Angiò, come ringraziamento a San Michele per la conquista dell’Italia meridionale.
Nelle vicinanze della Basilica si trova, la chiesa semi-diroccata di San Pietro: bellissimo il suo rosone traforato, dove ci sono ancora i resti della chiesa più antica dedicata a San Pietro, della quale rimane solo la conca absidale di epoca romanica.
Al suo interno si può ammirare il Battistero con la forma di una torre campanaria ottagonale, molto originale architettonicamente, il Battistero di San Giovanni in Tumba, conosciuto ed erroneamente chiamato “Tomba di Rotari” alla cui destra si apre l’ingresso che conduce alla chiesa di Santa Maria Maggiore. La chiesa ha una facciata, splendido esempio di architettura romanica pugliese nella lunetta, oltre alla Madonna in trono e a due angeli, sono raffigurati l’Imperatrice Costanza e il sacerdote Benedetto II che curarono la ricostruzione dell’edificio.
L'interno è a tre navate ed è sviluppata su tre campate poggianti su pilastri cruciformi che sostengono “archi a sesto rialzato”.
L’edificio attuale è coperto da volte a botte, probabile frutto dei rifacimenti settecenteschi, mentre originale è la cupola emisferica sulla terza campata della navata centrale.
Poco lontano dalla Basilica nella parte alta dell'abitato si erge il Castello. È munito di solidi bastioni d'epoca diversa sui quali spicca la torre a forma pentagonale, chiamata la Torre dei Giganti, alta 18 metri e dalle mura spesse 3,70 metri. Essa testimonia il passaggio delle dominazioni Normanna, Sveva, Angioina ed Aragonese. Infatti, fu dimora di Rainulfo, conte di Anversa e poi di Roberto il Guiscardo, al quale si deve la Torre dei Normanni e la Sala del Tesoro.
Divenne un'importante fortezza di Federico II di Svevia, poi di Manfredi, e di re Corrado.
Gli Angioini lo adibirono quasi unicamente a prigione di stato. Gli Aragonesi riportarono il castello alla sua antica magnificenza.
Abbazia di Santa Maria di Pulsano
A circa otto chilometri da Monte Sant’Angelo si trova il complesso abbaziale di Santa Maria di Pulsano, dalla storia millenaria. La sua fondazione risale al VI secolo. Danneggiata dal terremoto nel 1646, fu edificata per volontà del beato Gioele, terzo abate generale dei monaci pulsanesi (1145-1177), sulla vetta del colle di Pulsano.
Inserita in un paesaggio naturalistico molto spettacolare, fra roccia e dirupi, si trovano anche ventiquattro eremi collegati tra loro da una rete di stradine e sentieri scoscesi, che si trovano in stato di semiabbandono.