Manfredonia
Manfredonia
MONUMENTO A RE MANFREDI INAUGURATO IL 24 maggio 2015.
Manfredonia (antico Sipontum, quindi Sypontum Novellum, poi Sipontum Nova) onora il suo antico fondatore, il re Manfredi.
Il territorio comunale è contraddistinto dalla bassa costa sabbiosa del golfo di Manfredonia, immediatamente a sud del promontorio del Gargano ed è inclusa nel Parco Nazionale del Gargano.
Fino agli anni '30 aveva molte zone paludose interessate poi bonificate; è ancora presente una zona paludosa denominata Lago Salso (nato secondo la leggenda dalle lacrime disperate di una ragazza stuprata).
Agli occhi del turista o del pellegrino, Manfredonia si presenta distesa sulla riva, del golfo omonimo, quasi abbracciata dalla montagna del sole con i suoi splendidi arenili, i due vecchi moli e il modernissimo pontile industriale.
Il sobrio campanile della Cattedrale, l'austero Castello di re Manfredi, e tanti monumenti non sono stati testimoni, dell'uomo della preistoria, che abitava nelle caverne e che scendeva nelle grotte Scaloria-Occhiopinto per raccogliere, nei vasi d'argilla, l'acqua dello sgocciolio e quindi placare la sete durante la lunga estate se il tempo era siccitoso.
Invece l’inestimabile tesoro di "Stele Daune" conservato nel Museo Archeologico Nazionale nel Castello svevo-angioino di Manfredonia, attesta che la piana a sud del Gargano era abitata sin da epoca neolitica. Le "Stele Daune” sono i soli reperti che testimoniano la presenza di un insediamento di un tempo assai lontano. Le stele sono lastre rettangolari antropomorfe in pietra calcarea, utilizzate come cippi funerari, con dimensioni variabili fino a 135 cm in altezza e a 12 cm in spessore diffuse presso la civiltà Daunia (una delle tre tribù illiriche degli Iapigi), nell'attuale Capitanata.
LOCALITÀ E BENI DI INTERESSE CULTURALE:
- complesso archeologico di Siponto e ipogei paleocristiani;
- palazzi, case, corti ed ambienti con architettura spontanea del centro storico;
- Castello Svevo-Angioino (1300); sede del museo che conserva oltre le “Stele Daune” già menzionate anche i reperti preistorici di “Coppa Navigata”.
Dal mese di novembre 2015 si può visitare l’ecomuseo di Manfredonia che comprende gli Ipogei Capparelli, il Fossato del Castello, le Fabbriche dell’ex Convento di San Francesco;
- Raccolta Etnografica del Centro Studi Pugliesi, in Piazzetta Santa Maria;
- Museo Diocesano sito in Via Via Arcivescovado 13, dal mese luglio 2016.
LUOGHI DI CULTO
- Palazzo e Chiesa San Domenico (1300);
- Basilica Santa Maria Maggiore di Siponto (1000-1200);
- Chiesa San Leonardo (1200);
- Chiesa dell’Umiltà (ex convento di Santa Maria della Vittoria);
- Chiesa San Benedetto;
- Chiesa San Francesco con annesso convento;(1300)
- Chiesa Santa Chiara annessa al monastero (1600);
- Chiesa Santa Maria delle Grazie; (1600)
- Chiesa Stella Maris; (1600)
- Edificio ex convento dei Celestini (1700);
- Palazzo ex seminario Orsini (1700);
- Chiesa San Benedetto (1700);
- Chiesa della Sacra Famiglia (1982)
Palazzi, case, corti
- Palazzo Mettola;
- Palazzo Delli Santi;
- Campanile dell'Orsini (sec. XVII) a pianta quadrata di m. 6 di lato e alto M. 17,80; raccolta numismatica e antichità sipontine presso il palazzo Comunale;
- Palazzo De Nicastro:
- Palazzo Delli Guanti;
- Palazzo Celestini;
- Palazzo De Florio; Palazzo Cessa;
- Ospedale Orsini.
CUCINA
Alcuni piatti tipici della cucina sipontina sono:
- la farrata (rustico fatto di sfoglia di pasta, riempito di farro, di ricotta e di essenze);
- un rustico carnevalesco;
- la ciambotta, una zuppa di pesce, che comprende diversi tipi di pesce: scorfano, testone, coda di rospo o pesce Sanpietro, sbarro, trancia di dentice, gronco, calamaretti, cozze nere, arselle e murici.
EVENTI
- 7 febbraio Festa Patronale in onore di San Lorenzo Maiorano, vescovo.
- Carnevale Dauno e Sagra della Farrata.
- Seconda metà di agosto: Premio "Hargos Hippium".
- dal 28 agosto al 1° settembre Festa Patronale in onore di Maria Santissima di Siponto.
- Sagra della pizza rustica (seconda domenica di settembre)
- Metà settembre: Premio Internazionale di Cultura "Re Manfredi.
- Premio Internazionale di Cultura "Re Manfredi.
- Premio nazionale di poesia "Città di Manfredonia"
- Premio nazionale di cultura "Re Manfredi di Svevia" a cura dell'ANCIS.
- MANIFESTAZIONI SPORTIVE:
- Regate veliche, Tavelonga (giro del Gargano su tavole a vela);
- raduni cicloturistici e motociclistici;
- quadrangolare nazionale di calcio, campionati di biliardo sportivo, tornei di tennis, Sipontiadi, straSiponto;
- incontri di ginnastica ritmica e artistica, incontri internazionali di pallavolo, ecc.
PORTO
Il Porto di Manfredonia detto Porto Vecchio o Porto commerciale è una antica ed importante struttura portuale del Gargano formato da due moli, di Ponente e di Levante.
Nel luglio 2013 è stato inaugurato Il nuovo porto Marina del Gargano, un porto turistico internazionale che si candida a divenire un punto di riferimento per tutto il Sud Europa.
Esso costituisce un esclusivo polo d’attrazione e incontro per turisti e diportisti che gravitano fra il promontorio del Gargano, la Croazia, la Grecia e le coste adriatiche.
Ha una superficie di 270.000 metri quadrati, è dotato di 700 posti barca, fondali profondi sino a 6,50 mt che consentono gli ormeggi di imbarcazioni e super Yachts fino ai 60 metri di lunghezza.
Per la presenza di aree verdi attrezzate, aree giochi per bambini, posti auto, ristoranti e numerose attività commerciali si può definire una nuova “piazza” della città.
Castello svevo-angioino-aragonese
Fu voluto da Manfredi (il biondo figlio di Federico II) all'atto di fondazione della città, affinché fosse ben difesa da mura e da un possente castello e diventasse una città aperta ai commerci con l’oriente; fu inaugurato nel 1264.
Purtroppo Manfredi nel 1266, nella battaglia di Benevento contro Carlo I d’Angiò, morì. Il vincitore continuò la costruzione del castello ampliando il progetto con la costruzione delle mura di cinta, la grande fortificazione quadrilatera con le torri angolari.
Durante l’epoca aragonese furono ampliate le strutture del castello con l’aggiunta di spesse mura perimetrali. Agli angoli della nuova cortina muraria furono posti quattro torrioni cilindrici casamattati, più bassi di quelli del recinto interno, più idonei alle nuove tecniche di difesa.
Un grosso bastione pentagonale, denominato dell'"Avanzata" o dell'"Annunziata", fu collocato ad Ovest del Castello.
Si deve agli Aragonesi anche la messa in opera di un fossato esterno e di un terrapieno.
Nel 1620 il castello dovette arrendersi all'attacco dei turchi sbarcati presso Manfredonia. I difensori del castello, privo di parapetti protettivi sufficientemente alti a garantire l'incolumità e con pochi pezzi di artiglieria, dopo tre giorni sfiniti dalla fame, furono costretti alla resa.
Nel secolo XVIII secolo il castello fu usato come caserma e il grande bastione come prigione.
Fino al 1884 il Castello viene tenuto in efficienza in quanto Manfredonia viene qualificata come piazza forte. Dal 1888 fino al 1901, anno in cui l'edificio fu acquistato dal Comune di Manfredonia, appartenne all'orfanotrofio militare di Napoli.
Nel 1968 il Castello fu donato dal Comune allo Stato con l'impegno, da parte di quest'ultimo, di istituire al suo interno un museo per conservare i reperti provenienti dal territorio circostante. Difatti custodisce:
circa duemila stele daunie (databili VIII-VI secolo a.C.):
reperti derivanti dallo scavo archeologico nel parco archeologico di Siponto;
anfore da trasporto rinvenute in mare che documentano l'intensa attività commerciale lungo le rotte adriatiche della Daunia romana;
materiali architettonici ed epigrafici provenienti in prevalenza dall'area archeologica di Siponto.
Ogni edificio ha una sua storia da raccontare
Palazzo San Domenico
Oggi è il palazzo che ospita la sede Municipale, ma all'inizio era solo la chiesa di San Domenico e del suo Convento. La sua storia è legata ai primi decenni della fondazione della Città ed è un esempio di sovrapposizione di epoche e di stili. La chiesa di San Domenico conserva la facciata romanica e resti dell'antica struttura gotica, come il grande arco sul mare. Fu fatto costruire da Carlo d’Angiò, assieme al Convento Regio e alla chiesa dedicata a Maria Maddalena, nel 1294 quando il sovrano donò ai frati predicatori il sito sul tratto costiero delle mura. Fu distrutto durante il sacco dei Turchi (1620) e ricostruito nel Settecento.
L’originale portale ogivale è adagiato su due leoni.
Nelle navate laterali si possono ammirare colone e capitelli angolari che sostengono le volte a crociera, nicchie gotiche e affreschi del 1300.Il colonnato barocco del Settecento domina l'intera Piazza del Popolo. L’abside della chiesa, divisa dal presbiterio da un muro all’altezza dell’arco trionfale, fu utilizzata come torre di avvistamento e in seguito come pertinenza del carcere. Nella Cappella della Maddalena si possono ammirare gli antichi affreschi di San Nicola, di San Domenico, dell'albero di Jesse raffigurante la Stirpe di David e l'affresco della Maddalena con la deposizione di Cristo nell'edicola della cappella. Fu il convento dei Padri Domenicani, che alla fine del XIII secolo fino all'epoca napoleonica lo abitarono officiando nella chiesa attigua (chiesa di San Domenico). Il colonnato barocco del Settecento domina l'intera Piazza del Popolo. Da non perdere la visita all’interno del chiostro con il pozzo centrale.
Piazza del Popolo
Palazzo Mettila
Appartenne alla Famiglia De Florio.
Nel 1592 suor Antonia trasformava la sua abitazione nel monastero delle Clarisse.
L’ultimo restauro ha riguardato il consolidamento statico delle strutture murarie, il rifacimento delle coperture, previo restauro dei sottostanti plafoni lignei decorati e degli affreschi, restauro e reintegro delle pavimentazioni, restauro degli infissi.
Tra corso Manfredi e via Arcivescovado.
Palazzo De Nicastro
In questo palazzo, in stile tardo barocco, venne al mondo il musicista e storico Michele Bellucci (1849-1944).
Palazzo Celestini
Quest’antico Monastero dei Padri Celestini, risalente al 1350, ha una storia lunga sette secoli. Nella seconda metà del 1700 il vecchio edificio "andato quasi in rovina per l’incuria del tempo e per l’età", fu demolito e fu iniziata la trasformazione in abbazia. I lavori terminarono intorno al 1788. A seguito della soppressione della Congregazione dei Celestini, avvenuta tra il 1807 e il 1810, Gioacchino Murat, lo donò al Comune per uso di Casa Comunale.
Adesso è sede delle Civiche Biblioteche Unificate e dell’Auditorium Comunale.
Corso Manfredi
Palazzo De Florio
Casa patrizia in stile barocco del XV secolo fu fatta costruire da ricchi mercanti sipontini in contatto con Lorenzo il Magnifico.
Il loggiato di epoca posteriore al palazzo di pura linea classica è costituito da una serie di archi a tutto sesto insistenti su pilastri a sezione rettangolare con semplici cornici all'imposta. Il tutto è coperto da una serie di volte a crociera.
Via Santa Chiara
Palazzo Delli Guanti
Questo palazzo, in stile tardo barocco, fu abitato nel 1432 dai Cavalieri Teutonici di San Leonardo. È dotato di un elegante loggiato con volte a crociera in colonnine che sovrastano il portale d'ingresso ad archivolto. Nella loggetta d’onore si può venerare un crocifisso ligneo del XVIII secolo, ritenuto miracoloso e legato ad una tradizione popolare religiosa. Nel 1775 pervenne alla famiglia del Marchese Delli Guanti.
Via San Lorenzo.
Palazzo Delli Santi
Palazzo probabilmente costruito nel 1292 è caratterizzato da un portale in pietra finemente lavorato in forma rococò e dall’elegante balaustra continua che sormonta il muro perimetrale del primo piano con pregevole soluzione di balconata d'angolo.
Nel 1859 ospitò Ferdinando II, re di Sicilia di ritorno dalla visita alla Grotta dell’Arcangelo San Michele di Monte Sant’Angelo. Si possono ammirare pregevoli affreschi nell’interno.
Via Santa Maria delle Grazie
Palazzo Cessa
È un palazzo sontuoso che ospitò, nel 1723, Pietro Giannone in fuga da Napoli.
In zona corso Roma.
OSPEDALE ORSINI
Nato nel 1627 ad opera della Congrega del Carmine come Ospedale civile, nel 1679 fu ampliato dal Cardinale Orsini.
Adesso l’edificio si trova in Via San Lorenzo ed è sede del Corso di Laurea in "Economia dell'Ambiente e del Territorio" dell'Università degli Studi di Foggia.
Museo Diocesano
Il Museo Diocesano, inaugurato di recente dall’ arcivescovo monsignor Michele Castoro, è ubicato nei locali posti a piano terra dell’Arcivescovado.
Aperto tutti i giorni, eccetto il lunedì, dalle ore 18 alle ore 20.
Via Arcivescovado, 13.
Ospita nelle varie sale reperti di manufatti recuperati nei vari magazzini della Cattedrale e delle altre chiese di Manfredonia.
Ad ognuno dei sette spazi espositivi è stato dato un nome a secondo dei resti contenuti.
I frammenti scultorei provenienti dagli scavi della chiesa paleocristiana di Siponto sono accolti nella prima sala della della sezione Fragmenta Sypontinae Ecclesiae, chiamata “all’alba del primo millennio”.
Nella nella sala “del leone” si possono ammirare oltre ad uno dei due leoni marmorei che sorreggevano la ‘seduta’ del trono vescovile della cattedrale di Siponto, anche alcune travi marmoree del pulpito, opera degli scultori David e Acceptus.
Nella successiva sala “dell’aquila” ci si può entusiasmare dell’affascinante aquila ‘reggi-leggio’ di un ambone.
Giungendo poi nella sala “tra Siponto e Manfredonia” si possono osservare le testimonianze lapidee del Medioevo inoltrato, insieme con due frammenti di una lastra sepolcrale del sec. XV e tre capitelli di fattura angioina.
Nella seconda sezione, “Manfredonia, la diocesi dal XIII al XX sec.” è ospitata la “galleria degli arcivescovi”, con gli stemmi di tutti gli arcivescovi della Chiesa sipontina dal 1218 ad oggi. Le pareti sono arricchite dai ritratti degli arcivescovi a partire dal 1680.
Nella sala successiva “il bello sensibile della liturgia” sono esposti paramenti e argenti sacri e la splendida cornice del Settecento, che impreziosiva l’antica icona della Madonna di Siponto.
Nell’ultima sala intitolata “il buon vescovo” spicca una tela raffigurante un inedito ritratto di papa Benedetto XIII, al secolo Pietro Francesco Orsini, con una collezione di paramenti sacri, tra cui una pianeta dal pregevolissimo ricamo con dodici fili di oro e argento, con lo stemma del pontefice sul dorsale, come la dalmatica e il piviale, corredati di stola, manipolo, cuscino e una calzatura.
La stessa sala è arricchita da un gruppo di reliquari in argento di straordinaria fattura, risalenti al 1676-1677, che testimoniano la particolare devozione da parte dell’Orsini a San Carlo Borromeo e a San Filippo Neri.
LUOGHI DI CULTO
CATTEDRALE
Il Duomo dedicato a San Lorenzo Maiorano (488-545) patrono della città, che fu vescovo di Siponto tra la fine del V secolo e la metà del VI, sorge sulle rovine dell'antico tempio angioino. La ricostruzione ebbe inizio nella prima meta del XVII sec. e portata a termine, dopo alterne vicende, nella seconda metà del XVIII sec.
Nel 1620 fu distrutto dai turchi. L'edificio attuale risale all'episcopato di Antonio Marullo (1643-1648). Vi si conservano le reliquie del patrono della città, tre pregevoli gioielli dell'arte medioevale: l'icona della Madonna di Siponto, la statua lignea della stessa, nonché il crocifisso ligneo del sec. XIII proveniente dalla chiesa di San Leonardo e ed il Cristo alla colonna (XVI sec). L'invaso interno è ad aula unica con volta a botte lunettata. L'abside, di forma quadrangolare, è ricoperta da una maestosa cupola. Nella sacrestia, inoltre, si conservano tele e arredi sacri del Seicento e Settecento. Le pitture a guazzo che si osservano nell'interno della cattedrale sono di Natale Penati da Milano.
Riassumendo ecco le opere artistiche custodite nella Cattedrale di Manfredonia
- L’aquila marmorea della Basilica di Siponto, la cattedra della grotta dell'Arcangelo Michele a firma di Acceptus (sono custodite presso l'Episcopio di Manfredonia); un Crocifisso ligneo risalente al XII-XIII sec.
L'Icona della Madonna di Siponto
L'Icona della Madonna di Siponto donata dall'imperatore Zenone al vescovo Lorenzo a seguito delle apparizioni di San Michele,
Secondo un’antica leggenda fu dipinta dall’evangelista San Luca.
L’icona è dipinta su tavole di legno di cedro, lo sfondo è in lamina d’oro simbolo di eternità e splendore, il manto della Madonna è blu emblema questo del mistero della vita divina, la veste bianca del Bambino per la sua assenza di colorazione, appare vicino alla luce stessa mentre il drappo rosso è indice di regalità.
PONTEFICI CHE L'HANNO VENERATA
Papa Leone IX (poi santo), durante il Concilio che si svolse a Siponto nel 1050.
Papa Pasquale II, nel 1117 consacrò la Chiesa di Siponto a Duomo.
Papa Callisto II, nel 1120 visitò Siponto per portare pace tra i Principi Normanni.
Papa Giulio III, già Cardinale-Arcivescovo di Manfredonia Giovanni Maria Ciocchi del Monte (1513-1521).
Papa Benedetto XIII, già Cardinale-Arcivescovo di Manfredonia Vincenzo Maria Orsini (1724-1730).
Papa Giovanni XXIII, già Cardinale Angelo Giuseppe Roncalli nel 1955 incoronò la Vergine.
Papa Giovanni Paolo II, in visita alla Città di Manfredonia nel 1987.
(fonte Wikipedia)
La statua lignea della "Sipontina"
La statua lignea della Madonna con Bambino la "Sipontina", rappresenta a grandezza quasi naturale la Madonna col bambino, in posizione frontale. L’opera bizantina risalente al VI sec. d.C. (più presumibilmente XI-XII sec. secondo altri autori) è ottenuta da un unico tronco di legno di carrubo policromo (da un recente restauro il legno è risultato di noce locale). Giunta da Costantinopoli via mare, la statua secondo la leggenda, dovette assistere alla violenza che un giovane perpetrò contro una giovane, e per questo si sdegnò e rimase con gli "occhi sbarrati".
La Madonna, a grandezza quasi naturale, appare seduta su un trono, in perfetta posizione frontale, col Bambino sulle ginocchia, bruna com'esso nel viso. Gesù benedice con la destra, mentre stringe con la sinistra il rotolo. Sullo stesso asse risultano anche i due nimbi. Questi e altri particolari stilistici, fanno di questa statua di legno un raro esempio nella zona di antica scultura lignea a tutto tondo.
Crocifisso ligneo del sec. XIII
Il crocifisso ligneo proveniente dalla chiesa di San Leonardo è il più antico tra i numerosi crocifissi venerati sul Gargano; è un vero capolavoro d'arte del XII-XIII sec. delle dimensioni di m. 2,44 d'altezza per 2,20 di larghezza.
La scultura, molto probabilmente è stata eseguita da intagliatore dauno e la sua fattura sembra unire due tecniche, infatti rappresenta un magnifico esempio di fusione tra la scultura d'Oltralpe e la tecnica orientale di pittura delle icone.
L'Istituto Centrale del Restauro di Roma eseguendo nel 1957 gli interventi di restauro ha convalidato l'appartenenza di questo crocifisso al mondo bizantino, in quanto ha rilevato tracce di colore azzurro e rosso nel perizoma e bianco nelle carni. Infatti sembra che sia stato eseguito conoscendo la tecnica della scultura dei vari Paesi del Nord Europa dove il colore aveva un senso simbolico (caratteristica delle icone).
Ricoperto di una tela gessata su cui si distende il colore, mostra palesemente il mondo orientale, invece il rilievo delle costole, dei muscoli e delle vene evidenziano la tecnica delle sculture in metallo. Secondo lo storico Petrucci il Crocifisso è databile tra il 1220-1230.
Il convento di Santa Maria della Vittoria (oggi Chiesa dell'Umiltà)
La chiesa di Santa Maria della Vittoria con il convento dei frati minori Cappuccini fu edificato nel 1571 su richiesta e a spese dei Sipontini, quando venne eletto Provinciale Padre Domenico da Ragusa. La chiesa fu consacrata dal cardinale Arcivescovo Tolomeo Gallio col titolo di Santa Maria della Vittoria a ricordo della vittoria navale sui Turchi, che i Cristiani riportarono a Lepanto il 7 ottobre dello stesso anno. Col saccheggio dei Turchi del 1620 il complesso religioso fu incendiato e depredato di tutti gli oggetti preziosi. Nel 1662 venne riedificata la chiesa col titolo di Santa Maria dell'Umiltà ad opera di un devoto, come si evince da una iscrizione.
Tra i superstiti locali del convento, quello di maggior richiamo è il chiostro, dove visse l'aspirante cappuccino Camillo De Lellis, figlio del Colonnello dell'Imperatore Carlo V. In questo convento il Camillo, collaboratore prima come manovale e poi come domestico, si convertì (Anno Santo del 2 febbraio del 1575) quando, di ritorno dal convento di San Giovanni Rotondo, si presentò al Padre Guardiano per chiedere penitenza e diventare cappuccino, dopo aver meditato lungamente, attraversando la Valle dell'Inferno.
Le facciate del convento e della chiesa non rispondono molto allo stile gotico, se non nelle arcate degli ingressi, mentre l'interno richiama il barocco. Sull'altare maggiore della chiesa, coperta da una grande volta a botte, si possono ammirare otto tele, mentre sulla parete destra del presbiterio domina una grande tela di buon pennello, che riproduce la Madonna col Bambino, San Giuseppe e lo Spirito Santo. Degne di rilievo sono pure le due tele degli altari laterali. Di pregevole fattura l’Altare Maggiore (dove sovrasta una scultura in cartapesta rappresentante la Pietà, realizzata negli ultimi anni dell’Ottocento dallo scultore leccese Raffaele Caretta) costruito a stucco con rilievi tortili floreali, circondato da otto dipinti, appartenenti alla scuola napoletana del Seicento. Al lato sinistro dell’Altare si trovano due tele, Santi Gioacchino e Anna, e la Madonna delle Grazie, databili nel periodo del seicento napoletano; v’è poi la tela del Crocifisso, sullo stile del Guido Reni. Sul lato destro del Tempio si nota una grande tela che rappresenta Sant’Onofrio nelle sembianze di anacoreta, firmato Leonard Gianninis-Bito, Incola Foggian-1589 pinxit.
L’ex chiesa antica dei Cappuccini, ora è la chiesa del Cimitero.
IL CAMPANILE
Il Campanile di Manfredonia è una costruzione voluta dal Cardinale Orsini nel Seicento. Ha una solida struttura a base quadrangolare che si presenta in modo compatto, come se si trattasse di una fortezza. Il materiale da costruzione è pietra calcarea, che ha preso un colore giallo scuro.
Il lato della pianta quadrata è di 5 metri mentre l’altezza del Campanile, compresa la cupoletta, è di 17,80 metri.
Via Arcivescovado.
CHIESA DI SAN BENEDETTO
Si trova nel cuore del centro storico e sicuramente è una delle più belle chiese della città che il tempo abbia conservato.
Ha una planimetria semplice, lineare, ricavata nel luogo dove sorgeva l'antico Palazzo Pretoriano, edificio utilizzato per l'amministrazione della giustizia e rimasto in piedi fino alla metà del Settecento con tutte le sue imponenti strutture. Dopo la terribile invasione dei turchi (1620), avendo perduto, nei pressi del castello, il loro monastero, che accoglieva esclusivamente ragazze sipontine appartenenti alle famiglie più altolocate della città, s’insediarono le monache celestine della Santissima Annunziata.
Il Palazzo Pretoriano fu trasformato in chiesa e svuotato delle vecchie strutture interne; infatti, si ricavarono, al piano terra, la sacrestia e gli ambienti di servizio e, al piano superiore, i coretti.
Seguirono altre trasformazioni e nel tempo anche l’interno della chiesa.
Oggi la chiesa la vediamo formata da "una grande unica navata, coperta da una volta semicilindrica, lunettata, cui fa seguito il presbiterio. Le pareti laterali della navata sono ornate da più coppie di lesene (elementi architettonici in forma di pilastro incassato verticalmente in una parete), decorate con stucchi a rilievo, si fronteggiano con i relativi capitelli, di stile composito.
Lungo le pareti sono ricavati quattro altari arricchiti da tre tele e un crocifisso probabilmente seicentesco. Le tre tele opere settecentesche di autori ignoti di scuola napoletana e raffigurano San Benedetto, Santa Lucia e l'Assunzione.
Quelle poste sulle pareti laterali del presbiterio che raffigurano l'Annunciazione e la Santa Famiglia sono opera del pittore napoletano F.S. Serio (1767).
L'ingresso principale, all'interno è graziosamente decorato con esili lesene, capitelli e pulvini. Su di esso si nota un'artistica grata ricurva sagomata con sottili sbarre di ferro. Il presbiterio, coperto da un’imponente cupola, accoglie l'altare maggiore, l'ambone e una statua raffigurante Sant’Anna e la Madonna bambina.
Chiesa della Sacra Famiglia
Sorta nel 1973 per rispondere alle necessità dei religiosi e degli abitanti del nascente quartiere Stazione Campagna. Fu inaugurata ufficialmente il 1982.
I magnifici mosaici (raffiguranti la Natività, la Trinità). ad arricchire la chiesa sono quelli dell’artista Ambrogio Zamparo. Successivamente è stato eseguito un altro grande mosaico di Cristo sulla parete destra e poi la Nuova Gerusalemme, il Battesimo di Gesù (sopra il fonte battesimale). Si possono ammirare anche piccoli mosaici degli Apostoli, degli Evangelisti, alcune scene del Vangelo e sulla porta d’entrata il mosaico dell’Annunciazione e quello della lavanda dei Piedi. L'icona lignea del Crocifisso è opera di Matteo Mangano.
CHIESA DI SANTA CHIARA
La gentildonna Isabella de Florio, nobile, ricca e bella, rimasta vedova ancor giovane, "fè risoluzione di darsi tutta a Dio e le sue ricchezze impiegarle per la dote e fondazione di tal convento".
L'Arcivescovo Domenico Ginnasio (1586-1605), "consentì all'erezione del nuovo Monastero delle Clarisse in Manfredonia da Isabella De Florio". (A. Ferrara)
Il Monastero ebbe vita fino alla soppressione in tutta Italia delle corporazioni religiose, avvenuta per virtù della legge 7 luglio 1866.
La chiesa, le cui facciate occupano parte di via Santa Chiara e di via Tribuna. Su queste strade ha due ingressi e i portali sono semplici e uguali tra loro.
Alla sommità dei portali, nelle graziose artistiche nicchie si ammirano due pregevoli statue di pietra, che raffigurano San Francesco e Santa Chiara.
Varcato l'ingresso principale di via Santa Chiara, si accede nella grande unica navata, coperta da un'importante volta semicilindrica lunettata, intramezzata da costoloni che la ripartiscono, lunette, costoloni e lesene, con ricchi motivi decorativi a stucco ispirati allo stile barocco settecentesco. Al centro del presbiterio c'è l'altare maggiore: sulla parete frontale, in alto, una nicchia, dalla ricca cornice, accoglie la statua in legno finemente intarsiato di Santa Chiara di Assisi. Caratteristica è la cupola moresca del campanile settecentesco. È possibile anche ammirare un grande pulpito di legno intarsiato, molto ricco e bello, che risale, col suo organo, alla costruzione della chiesa.
Lungo la parete sinistra, entrando, s’incontra: il primo altare dedicato a Santa Maria delle Grazie, sul quale spicca un grande dipinto su tela con cornice dorata, che raffigura la Madonna delle Grazie e alcuni Santi Francescani, tra i quali primeggia San Francesco d'Assisi.
La Chiesa Stella Maris
La Chiesa Stella Maris (sec. XVI) e l’annesso orfanotrofio furono costruiti nel 1576 dall’arcivescovo di Manfredonia Giovanni Maria del Monte. Purtroppo i Turchi distrussero sia la chiesa sia l’orfanotrofio. Nel 1674 la famiglia De Florio riedificò a sue spese il convento con una cappella all'interno.
Nel 1935, la chiesa fu ricostruita sotto l'Arcivescovo Cesarano che donò alla chiesa l'altare del Settecento che stava nella Cappella dell'Episcopio.
Via del Porto
CHIESA DI SAN FRANCESCO D'ASSISI
Fu edificata nel 1348 dall'arcivescovo Pietro II (di nazionalità francese) che introdusse l'Ordine dei Frati Minori Conventuali.
Furono adoperate per la sua costruzione le rovine del convento di San Francesco di Siponto, distrutto dal terremoto nel 1223. I Turchi nel 1620 incendiarono e saccheggiarono l’intero complesso religioso. L’arcivescovo Orsini (poi Papa Benedetto XIII) nel 1676 consacrò, ma nel 1755 fu nuovamente ricostruita dall'arcivescovo Francesco Rivera.
Le facciate sono state restaurate intorno al 1932 e altri interventi sono stati effettuati nel 1950. Il rifacimento esterno della chiesa con i caratteri del romanico non richiamano lo stile gotico dell'interno, dove si conservano un bellissimo crocifisso ligneo del Seicento, una stupenda pittura del XVII sec. (la Natività), opera degli artisti Berardino e Giulio Licinio (zio e nipote), un'epigrafe dell'arcivescovo Orsini e delle interessanti lapidi.
Arricchiscono la chiesa una bellissima statua lignea settecentesca dell'Immacolata di pregevole fattura napoletana, un’altra di San Francesco ed infine la statua di Sant'Antonio, opere dello scultore Palumbo.
Si conserva, ancora, una tela con la figura del Servo di Dio Francesco Antonio Boccoli, morto nel 1767 e figlio del console sipontino in Ragusa (Jugoslavia).
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Di epoca anteriore al 1600 fu ultimata nel 1710; era indicata come penultima tappa per i pellegrini che si recavano al Santuario di San Michele.
La chiesa ha sette altari laterali di stile barocco con colonne tortili e tele del Settecento. Pregevole è la tela sull’ingresso che rappresenta la Strage degli innocenti.
Si possono ammirare alcune statue lignee e tra quelle presenti la statua di San Leonardo e quella di Santa Marina. Apprezzati dai visitatori anche il busto di San Pasquale e la statua di San Francesco in legno. La chiesa conserva in una cripta di vetro le reliquie di San Celestino martire. Le porte di bronzo sono dello scultore sipontino Franco Troiano.
Via Tribuna.